venerdì 1 novembre 2019

Annuncio Vincitore Echantillon della Carboneria 2019


Il Comitato Segreto delle Carbonerie Ludiche assegna l’Échantillon della Carboneria 2019 a

Sagas of the Icelanders
di
Gregor Vuga  

Le motivazioni si basano sul fine lavoro di game-design, che con un lavoro molto più profondo di quando possa apparire apre un filone nuovo, diverso e appagante tra i sistemi Powered by the Apocalypse, ma anche sulla straordinaria esperienza di gioco che è capace di offrire.

Sagas è un gioco che ama giocare a nascondino e offre molto di più di quanto sembri:


Il sistema di gioco appare un semplice hack de Il Mondo dell'Apocalisse (ed. italiana, Narrattiva), ma non è affatto così, ci sono solo le filosofie di base, ma tutto viene rivoluzionato in un modo molto profondo come pochissimi giochi sono riusciti prima e dopo la sua edizione (citiamo tra questi il bellissimo Cuori di Mostro, sempre pubblicato in italiano da Narrattiva, che raggiunge la perfezione con la seconda edizione).
Di pregio particolare il tentativo (pensiamo riuscito) di dare vita a una struttura narrativa molto aderente a come funzionava la vita in Islanda durante il periodo delle saghe (o se vogliamo, aderente al materiale letterario delle saghe stesse) e tra questo i meccanismi più riusciti sono la divisione di alcune mosse di base tra i ruoli sociali (e biologici) di donne e uomini e l'introduzione del "soprannaturale" capace di giocare sempre sul confine tra vera magia e semplici profezie autoavverate dalla cultura umana.

Là dove nel gioco capostipite avevamo personaggi larger-than-life, superiori, competenti e sempre capaci di levarsi da situazioni impossibili, qui abbiamo un gioco molto più realistico, fondato sulle relazioni, mortifero quando si sceglie la via delle armi.

Il sistema di esperienza che si poggia tutto sulle relazioni accentua la ricerca della socialità all'interno della storia, la necessità di cercare il confine funzionale tra individualità e comunità all'interno della cornice di una terra abbondante ma aspra, generosa ma crudele. La ricerca della propria libertà e la necessità dell'altro, la ricerca del proprio ruolo nella società e la paura di venir soffocati entro di esso.
E questa ricerca del giusto rapporto nella comunità, indipendenza, fuga da autorità troppo oppressive, riflessioni sulla dinamica delle relazioni umane è la base del materiale letterario d'ispirazione.

Un gioco a nascondino che si riflette anche nell'ambientazione, apparentemente di nicchia, ma solo in apparenza. Le saghe islandesi sono una delle colonne portanti dei racconti nordici, sono della stessa grammatica di cui sono state costruite molte storie a noi contemporanee, non tanto nell'estetica, ma proprio nelle tematiche e sintassi (un esempio sta nei racconti della Terra di Mezzo di Tolkien, che si fondano molto nella mitologia nordica e di cui sentiremmo gli stessi echi, ma lo stesso potrebbe essere detto della Spada Spezzata di Poul Anderson). Una volta seduti al tavolo ci si accorge presto di come siano storie molto coinvolgenti, che sentiamo vicine pur in una terra per noi italiani quasi mitologica. In Sagas l'autore è riuscito a catturare l'essenza stessa del desiderio mitopoietico di raccontare storie.

Anche se potremmo considerare Sagas of the Icelanders ormai un gioco vecchio, della prima generazione di quelli ispirati da Apocalypse World, troviamo sia da considerare ancora oggi innovativo il suo approccio di design, anzi in buona parte insuperato.

Alla base dell’opera apprezziamo l'accuratezza con cui si è voluto trattare le fonti: i ruoli sociali, le azioni quotidiane, perfino i sistemi di pagamento (in quella commistione tra baratto e denaro effettivo). C'è sia una aderenza ai temi letterari, sia una certa aderenza alle fonti storiche. E l'effetto al tavolo è un qualcosa di vivo e reale, concreto e vero.

Forse l'unico vero difetto, all'interno di quella che è un'edizione pregevole, curata nei dettagli, semplice e funzionale nello stile, evocativa nel comparto grafico, va forse indicato nella mancanza di maggiori approfondimenti su come condurre il gioco, supporto al Maestro di Cerimonie (GM), linee guida più dettagliate per i giocatori, maggiore chiarezza nel come svolgere narrativamente alcune mosse. Il gioco è piuttosto chiaro e ordinato da gestire, ma con qualche aggiunta sarebbe stato ottimo anche per giocatori completamente neofiti.

Complimenti sentiti all'autore, Gregor Vuga (europeo tra l'altro) per la perla che ci ha regalato e un grazie a Dreamlord e tutto il team di curatori per l'amore dedicato all'edizione italiana.

Annuncio Vincitore della Medaglia Giuseppe Mazzini 2019


Il Comitato Segreto delle Carbonerie Ludiche assegna la Medaglia Giuseppe Mazzini 2019 a

Shidee
di
Fabrizio Botto

Certi anni vieni colto dalla sorpresa. Un qualcosa che emerge all'improvviso, un qualcuno di esordiente, e ti conquista subito con un progetto solido.
Una storia piccola, un breve viaggio intrapreso tra un ragazzo e una lupa, nei confini selvaggi dell'america centrale. Si sente l'odore della polvere del West, anche se a noi sembra fare più riferimento ai territori del Messico.

Shidee è un gioco molto semplice e posato, insolito. Un gioco per sole due persone, dai toni molto intimistici.
Il principale elemento che ci ha colpito è nella semplice poesia delle regole, poche, facili da imparare (forse un po' meno da gestire) efficaci nell'affrontare il tema.
I giochi con poche regole sono i più difficili da centrare, quando vuoi fare un buon design, con quelle poche devi riuscire a indirizzare in modo netto tutta l'esperienza dei giocatori.
I Conflitti sono quasi banali, visti e rivisti, ma esso è lo spunto per la vera essenza: le pool di dadi che si modificano, influenzano e attirano tra i due personaggi nel loro aiutarsi, nel gioco di ricorrersi o scappare, nel rapporto tra le primordiali forze della natura e della cultura.
C'è sempre la sopravvivenza in gioco, i margini d'errore sono stretti, come lo sarebbero nei territori selvaggi del West, ma a volte il costo può essere più alto, un eccessivo addomesticarsi della lupa, un eccessivo "inselvatichirsi" del ragazzo. O magari la scelta radicale di annullare se stesso per completare l'altro.
Non c'è molto di più in Shidee, ma comprende tutto l'orizzonte di esperienziale necessario.
Si cita Cormac McCarthy e noi riteniamo sia una giusta evocazione.

Promette storie intime, e la storia che si genera tocca davvero le corde più intime dei giocatori, li fa stare lì nelle scelte vitali e fa riflettere sulla loro vita. Il fatto di giocare solo in due acuisce la sensazione di intimità e aiuta a sbloccarsi senza vergogna.


Particolarmente gradito il tentativo di dare ai giocatori tutti gli aiuti possibili. Riferimenti letterari, cinematografici, esempi di gioco, esempi di oggetti, personaggi, ambientazioni, riflessioni e approfondimenti sulle possibilità di gioco. Tabella di spunti su cui basare le sfide alla base dei conflitti.

Forse pecca nel riuscire a dettare bene i tempi della conduzione della scena, come far emergere il conflitto. Forse talvolta non sono ben bilanciati alcune location e situazioni iniziali con le tematiche del conflitto. Errori riteniamo, dovuti alla ancora poca esperienza dell'autore che però sono veniali.

Grazie a Fabrizio Botto, per il grande gioco che ci ha regalato e per le emozioni che ci ha suscitato giocandolo. Che questo sia solo l'inizio di una splendida carriera.


Annuncio Vincitore del Cordone Giuseppe Garibaldi 2019


Il Comitato Segreto delle Carbonerie Ludiche assegna il Cordone Giuseppe Garibaldi 2019 a


Nicola De Gobbis

Vero e proprio dominus attuale del gioco di ruolo italiano, figura conosciuta e riconosciuta da chiunque entro i confini nazionali si approcci al nostro settore e probabilmente riconosciuto perfino fuori dai confini. Per l’impegno nelle difesa del gioco quando è stato sotto attacco. Per la magnifica cavalcata su Twitch come master di una nobile compagnia di fumettisti (autori, disegnatori e anche qualcosa di più) che ha esaltato le leve di giocatori più giovani e che speriamo possa essere replicato, per i suoi reportage dall'estero, alla scoperta dei "vip" stranieri.

Ci piace il suo stile, sanguigno, intenso, viscerale, quel suo costante essere sopra le righe ma con timidezza. Capace praticamente da solo di inventarsi un grande motto gridato, storpiato e riportato da tutti: Giocare! Duro! Sempre!
Lo si può apprezzare o disprezzare, ma è inevitabile notare quanto è penetrato nella nostra cultura, segnale che è accaduto qualcosa di importante.

Decisiva quest'anno anche la sua compostezza nell'anno intercorso ad aver sempre mantenuto un comportamento nobile e sportivo. Ha sempre tifato per "il gioco" e difeso ogni gioco. 

Nicola è un leader naturale, un trascinatore di folle, un Giullare che è riuscito a imporsi sul Re, abbiamo però bisogno che non si faccia trascinare dalla seduzione dell'adorazione, che trascenda il ruolo di mero rappresentante di se stesso, della sua azienda con le sue iniziali ma sappia sempre di più prendere coscienza che è il rappresentante di tutti noi, di tutti i giocatori, di tutti i giochi, di tutte le minoranze. Comprese tutte quelle rappresentate dagli altri gruppi presenti in nomination (ricordiamo La Gilda e Donne, Dadi & Dati). Vogliamo che curi e espanda la sua casa editrice, ma vogliamo che sia anche e soprattutto il master(less) di tutti.
Ti preghiamo di non cedere negli anni al culto della personalità!

Se già l'anno precedente era presente alla nomination, non abbiamo potuto esentarci stavolta di premiarlo, per una costante visibilità durata 365 giorni interi.